Cancro al seno: ritrovare la femminilità dopo la malattia

Negli ultimi anni la ricostruzione della mammella  è diventata parte integrante della cura del cancro al seno: oltre che guarire la donna può così riprendere una vita del tutto normale, sentendosi a proprio agio in ogni situazione. Ma cosa significa ricostruire e come avviene l’intervento? Ne parliamo con il Dott. Mauro Schiavon, Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica al Policlinico Città di Udine


Perchè ricostruire la mammella? Quanto è importante l'aspetto psicologico?
I progressi della chirurgia e le nuove tecnologie nel campo dei biomateriali consentono oggi di ricostruire con risultati confortanti le mammelle operate. La ricostruzione offre un miglioramento della qualità di vita non solo dal punto di vista psicologico, ma anche fisico evitando le modificazioni della colonna dorsale e lombare che in certi casi sono state descritte comparire in seguito ad una mastectomia. La mammella non è solo l’organo deputato all’allattamento, ma è stata da sempre considerata il simbolo stesso della femminilità. È importante, quindi, che l’aspetto corporeo menomato dalla malattia venga ripristinato al più presto possibile. È dimostrato che non esistono controindicazioni di alcun tipo alla ricostruzione nella grandissima maggioranza dei casi. Essa non interferisce né con l’andamento della malattia né con le eventuali terapie oncologiche. Se al momento della diagnosi, come è naturale, la donna è preoccupata solamente, o soprattutto, per la presenza del tumore, dopo l’esecuzione dell’intervento demolitivo essa sarà profondamente addolorata per la menomazione subita. È, quindi, importante che venga rassicurata dal fatto che il processo di ricostruzione è già stato avviato o comunque può essere iniziato.

Qual è il momento più adatto per intervenire?
Una volta si attendevano almeno cinque anni prima di ricostruire la mammella asportata perché non c’era modo di essere sicuri di avere rimosso tutta la malattia. Oggi, con i progressi della chirurgia e con la possibilità di valutare al microscopio la radicalità dell’asportazione chirurgica, il consiglio è di ricostruire il più presto possibile. Infatti, come già detto, la ricostruzione non interferisce né con l’evoluzione del tumore né con le eventuali terapie da intraprendere dopo l’intervento chirurgico, né con la possibilità di evidenziare in tempi rapidissimi un’eventuale ripresa della malattia. La procedura ideale è la ricostruzione immediata iniziata cioè al momento stesso della mastectomia. Se, per vari motivi, la ricostruzione non viene eseguita nel corso dello stesso intervento di asportazione della mammella, si parla di ricostruzione differita. In ogni caso, non è mai troppo tardi per procedere ad una ricostruzione mammaria.

Come si esegue l'intervento di ricostruzione?
Deve essere chiaro alla paziente che non sarà mai possibile riavere esattamente il seno che le è stato tolto, nè cancellare le cicatrici derivanti dall’intervento chirurgico demolitivo. L’obiettivo del Chirurgo Plastico Ricostruttivo è di ottenere la migliore simmetria tra la mammella ricostruita e quella conservata, con il minor danno possibile per la paziente sia in termini di esiti cicatriziali che di sofferenze. Non esiste una metodica di ricostruzione in assoluto migliore delle altre e, quindi, consigliabile in tutti i casi. 
Sono numerosi infatti i parametri di cui il Chirurgo Ricostruttivo deve tener conto al momento della scelta della tecnica più idonea:
• Tipo di mastectomia eseguita. È diverso progettare una ricostruzione in caso di mastectomia semplice o radicale modificata (asportazione dell’intera mammella comprendente cute, areola e capezzolo e ghiandola), o mastectomia con risparmio del complesso areola-capezzolo (CAC), o mastectomia con asportazione del CAC ma risparmio di cute o  mastectomia con riduzione di cute.
• Tipo costituzionale della paziente. Lo spessore del pannicolo adiposo sottocutaneo ed il trofismo muscolare giocano un ruolo molto importante nella scelta della tecnica di ricostruzione.
 • Forma e dimensioni della mammella controlaterale. Essendo la simmetria l’obiettivo principale della ricostruzione, è fondamentale conoscere quali tecniche siano più idonee a riprodurre una mammella di forma e dimensioni simili a quelle del lato opposto.
• Altre caratteristiche proprie della paziente. Tra queste l’atteggiamento mentale (se sia più predisposta ad una ricostruzione in un unico tempo o se accetti più interventi), la distanza tra domicilio e ambiente ospedaliero (importante in caso di uso di espansori cutanei), la presenza di eventuali malattie intercorrenti, pregressi interventi chirurgici in aree possibili donatrici di lembi, la dedizione al fumo, ecc.
• Terapie adiuvanti successive all’atto chirurgico demolitivo. Specialmente la necessità di un trattamento radiante può rendere meno opportuno l’impiego di certe tecniche ricostruttive a favore di altre.
• Il desiderio della paziente. 

Per il tipo di intervento di ricostruzione più adatto, e per la sua tempistica, non esistono quindi regole assolute: per ogni donna va scelta la strategia più adatta.
Esatto, non può esistere una tecnica valida per tutte le pazienti. Per ogni donna deve essere individuata la procedura più appropriata. Nella scelta intervengono la sensibilità e l’esperienza del chirurgo - che deve essere in grado di eseguire tutte le tecniche ricostruttive per non forzare la scelta della paziente dirigendola sempre nella direzione della procedura a lui nota - e la psicologia della donna, alla quale deve essere fornita una corretta informazione su tutte le possibilità offerte dalla moderna Chirurgia Plastica, evidenziandone pregi, difetti e rischi.

Ci sono differenti tecniche di ricostruzione?
Le tecniche di ricostruzione possono essere distinte in due grandi gruppi:
• tecniche che prevedono l’uso di materiali protesici;
 • tecniche che fanno uso esclusivo di tessuti propri della paziente prelevati da zone diverse da quella mammaria.

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